CERTOSA DI MADONNA DELLA LOSA
GRAVERE
il nome Madonna della Losa é attribuito alla Cappella che ancora oggi richiama l’attenzione di chi guarda da Susa “La Losa“, poiché é solo la Cappella che si vede, mentre la borgata omonima rimane completamente nascosta.
Secondo Natalino Bartolomasi, storico della valle, il toponimo LOSA rimanda ai significati di carattere megalitico: forse in quella localitá, in epoca assai remota fu eretta un’imponente lastra di pietra, per consacrare il sito al culto della divinitá secondo l’uso delle popolazioni primitive.
É legittima l’ipotesi che lassú, dove gli indigeni avevano in tempi antichissimi elevato un dolmen o un menhir (la Losa), i Romani abbiano poi costruito un tempietto ad uso magari di una scolta militare addetta ai servizi di osservazione: un tempietto che fu in seguito trasformato in luogo di culto cristiano.
Secondo la tradizione i benedettini vi si sarebbero stabiuliti fin dal secolo IX. Del periodo in cui i benedettini furono alla Losa si sa che, dopo aver fabbricato le loro celle in diverse localitá che la tradizione vuole siano quelle case della borgata che ora prospettano a settentrione e che più delle altre presentano a ncora la caratteristica struttura della costruzione originaria, costruirono anche la Cappella dedicandola alla Vergine Santissima, denominandola da allora in poi “Madonna della Losa” officiandola e procacciandosi il vitto con il lavoro delle proprie mani, come appunto prescriveva la regola.
Questa cappella si deve datare dalla metá del secolo IX, mentre gli affreschi della volta rappresentanti gli apostoli, San Benedetto e San Basilio, compatrono dell’ordine, anche se da alcuni detti simili a quelli che si trovano nella cappella di San Eldrado a Novalesa, sono sicuramente di epoca piú tarda.
I benedettini dimorarono alla Losa per quasi 156 anni, poi l’abbandonarono impauriti dalle stragi che recavano i saraceni alle Chiese e ai conventi. Verso il 1000 la montagna della Losa e la Cappella passó sotto nel dominio della Marchesa Adelaide, che la donó alla cattedrale di San Giovanni Battista di torino; poi verso il 1190 un gruppo di certosini, fuggiti dalla francia, causa le persecuzioni religiose, si stabilirono alla Losa e vi fondarono il loro convento. Il sito in questione, la Losa, si trova come vuole la tradizione dell’ordine ad una discreta distanza dalla cittadina segusina, in un luogo isolato e raggiungibile con una certa difficoltá.
Trascorsi pochi anni dalla fondazione, in quel luogo lontano dalla cittá e apparentemente dotato di sufficiente tranquillitá, iniziarono a manifestarsi alcune difficoltá : nel 1197 i certosini lamentarono infatti l’eccessiva irrequietezza dei laici, riferendosi probabilmente agli abitanti della cittá di Susa o a quelli delle borgate vicine allaLosa, i quali avrebbero disturbato i monaci dalle loro attivitá contemplative.
Per le frequenti irruzioni e i saccheggi ai quali era esposto il luogo, i Certosini, dopo pochi anni, s’allontanarono dalla Losa e si portarono a Montebenedetto, sopra Villarfocchiardo e all’ospizio di Banda in detto territorio.
Intorno al 1350 si possono datare le figure dell’ancona lignea della Madonna della Losa che é custodita nella chiesa parrocchiale di Gravere.
Nell’anno 814 dal convento dell’abbazia di Oulx, divenuto troppo piccolo per i numerosi religiosi si sarebbero staccati una ventina di appartenenti alla comunitá benedettina che per vivere in solitudine si stabilirono alla Losa, dove costruirono una cappella vivendo in case-celle distribuite intorno ad essa.
Gli eremiti vissero qui per 150 anni fino a quando dovettero sfuggire per l’invasione dei saraceni. Nel 1189 vi giunsero i certosini di Grenoble che rimasero solo fino al 1200, quando si trasferirono a Montebenedetto.
Ottenuta l’autonomia religiosa il parroco di Gravere non tollerava le processioni dei pellegrini della chiesa della Madonna del Ponte di Susa che per un voto contro la peste del 1598 si recavano ogni anno alla cappella nel giorno del 15 agosto, anche perché solo nella propria giurisdizione si possono autorizzare funzioni religiose.
Cosí, quando ebbe pieno possesso della chiesetta, e poté arredarla nominandone i priori, che per antico diritto dovevano essere dell’Alteretto, pose fine alla controversia pribendo il pellegrinaggio.
Meta di queste processioni era una antica icona lignea della Madonna (XIII-XV secolo).
Area naturale di collegamento attraverso l’Europa e protagonista di importanti eventi storici. La valle di Susa custodisce un immenso patrimonio di arte e cultura alpina che, con le bellezze naturali delle montagne, dei boschi e del fondovalle, rende straordinario e unico il territorio.
L’itinerario delle Abbazie e dei monasteri rappresenta una peculiarità specifica della valle di Susa. Fin dal Medio Evo, infatti, essa è stata caratterizzata dalla presenza di numerosi enti monastici che hanno profondamente plasmato la sua cultura e la vita delle popolazioni. Accanto ai tre grandi monasteri benedettini (San Michele della Chiusa, San Giusto di Susa, SS. Pietro e Andrea di Novalesa) si collocano le presenze agostiniane della Prevostura di San Lorenzo d’Oulx e di Santa Maria del Moncenisio, quelle certosine a Montebenedetto e Banda, quelle francescane a Susa e Avigliana, quella antoniana a Ranverso.
Sulle alture di Gravere, lungo la carrozzabile che da Susa sale verso il Pian del Frais, sorge il piccolo abitato della Losa. L’attuale borgata è nota per essere stata, tra il 1189 e il 1200, sede dei certosini. Risale infatti al 1189 la concessione con cui Tommaso I di Moriana concedeva ai monaci di San Bruno i diritti sulla montagna di Orgevallis mentre si data a due anni più tardi la donazione della località detta Losa. La presenza certosina in loco durò pochi anni: essi furono infatti costretti a trasferirsi presso Montebenedetto a causa dei frequenti dissidi che insorgevano con la popolazione locale in merito allo sfruttamento dei pascoli.
Dell’originario monastero rimane solo la chiesa con il grazioso campanile romanico, la quale ha tuttavia subito rimaneggiamenti nel corso del tempo. All’originaria piccola aula orientata ad est è stata infatti addossata in epoca moderna quella attuale, priva di abside e orientata a nord. Le volte dell’edificio più antico conservano un ciclo affrescato con la raffigurazione dei dodici apostoli, datato al primo ‘400 ed assegnato dalla critica al Maestro di San Bernardo a Lajetto. Si tratta di raffigurazioni realizzate con pungente grafismo, che trovano riferimenti stilistici in analoghe opere di fine ‘300, quali per esempio il San Giovanni e la Vergine della parrocchiale di Salbertrand. A questo ciclo più antico ne fu sovrapposto, nel corso del ‘600, un altro di analogo soggetto, realizzato a causa del deterioramento del ciclo più antico dovuto ad umidità ed infiltrazioni di acqua piovana.
( Schede “Itinerari di arte religiosa alpina, valle di Susa” curate dal Centro Culturale Diocesano di Susa)
L’ANCONA DELLA LOSA
Meta dei pellegrini che si recavano alla Losa era la devozione per un’antica ancona lignea risalente alla prima metà del XV secolo, attualmente visibile presso il Museo Diocesano di Susa.
La struttura dell’ancona fornisce un prezioso esempio di “altare a baldacchino”. Era fornita di sportelli articolati, costituiti dai due pannelli superstiti, che chiudevano i fianchi dell’edicola, e da altri due, certo adorni di pitture, che chiudevano il prospetto.
L’insieme iconografico presenta la Vergine Addolorata, assisa su una sorta di zoccolo lapideo, coronata da un’aureola elegantemente foggiata come un rosone architettonico, e attorniata da gruppi di piccoli personaggi evocanti momenti diversi della Passione, la Crocifissione e la Deposizione nel Sepolcro; scene della Passione sono dipinte sugli sportelli.
L’opera è da attribuire ad uno scultore della Germania meridionale.
Per una scoperta particolareggiata dell’opera si rimanda al testo “La Certosa di Madonna della Losa” a cura del Centro Culturale Diocesano di Susa. Il cap. 4 è una scheda curata dal dott. Guido Gentile e vi si possono leggere notizie interessanti sulla preziosa ancona.
GRAVERE
il nome Madonna della Losa é attribuito alla Cappella che ancora oggi richiama l’attenzione di chi guarda da Susa “La Losa“, poiché é solo la Cappella che si vede, mentre la borgata omonima rimane completamente nascosta.
Secondo Natalino Bartolomasi, storico della valle, il toponimo LOSA rimanda ai significati di carattere megalitico: forse in quella localitá, in epoca assai remota fu eretta un’imponente lastra di pietra, per consacrare il sito al culto della divinitá secondo l’uso delle popolazioni primitive.
É legittima l’ipotesi che lassú, dove gli indigeni avevano in tempi antichissimi elevato un dolmen o un menhir (la Losa), i Romani abbiano poi costruito un tempietto ad uso magari di una scolta militare addetta ai servizi di osservazione: un tempietto che fu in seguito trasformato in luogo di culto cristiano.
Secondo la tradizione i benedettini vi si sarebbero stabiuliti fin dal secolo IX. Del periodo in cui i benedettini furono alla Losa si sa che, dopo aver fabbricato le loro celle in diverse localitá che la tradizione vuole siano quelle case della borgata che ora prospettano a settentrione e che più delle altre presentano a ncora la caratteristica struttura della costruzione originaria, costruirono anche la Cappella dedicandola alla Vergine Santissima, denominandola da allora in poi “Madonna della Losa” officiandola e procacciandosi il vitto con il lavoro delle proprie mani, come appunto prescriveva la regola.
Questa cappella si deve datare dalla metá del secolo IX, mentre gli affreschi della volta rappresentanti gli apostoli, San Benedetto e San Basilio, compatrono dell’ordine, anche se da alcuni detti simili a quelli che si trovano nella cappella di San Eldrado a Novalesa, sono sicuramente di epoca piú tarda.
I benedettini dimorarono alla Losa per quasi 156 anni, poi l’abbandonarono impauriti dalle stragi che recavano i saraceni alle Chiese e ai conventi. Verso il 1000 la montagna della Losa e la Cappella passó sotto nel dominio della Marchesa Adelaide, che la donó alla cattedrale di San Giovanni Battista di torino; poi verso il 1190 un gruppo di certosini, fuggiti dalla francia, causa le persecuzioni religiose, si stabilirono alla Losa e vi fondarono il loro convento. Il sito in questione, la Losa, si trova come vuole la tradizione dell’ordine ad una discreta distanza dalla cittadina segusina, in un luogo isolato e raggiungibile con una certa difficoltá.
Trascorsi pochi anni dalla fondazione, in quel luogo lontano dalla cittá e apparentemente dotato di sufficiente tranquillitá, iniziarono a manifestarsi alcune difficoltá : nel 1197 i certosini lamentarono infatti l’eccessiva irrequietezza dei laici, riferendosi probabilmente agli abitanti della cittá di Susa o a quelli delle borgate vicine allaLosa, i quali avrebbero disturbato i monaci dalle loro attivitá contemplative.
Per le frequenti irruzioni e i saccheggi ai quali era esposto il luogo, i Certosini, dopo pochi anni, s’allontanarono dalla Losa e si portarono a Montebenedetto, sopra Villarfocchiardo e all’ospizio di Banda in detto territorio.
Intorno al 1350 si possono datare le figure dell’ancona lignea della Madonna della Losa che é custodita nella chiesa parrocchiale di Gravere.
Nell’anno 814 dal convento dell’abbazia di Oulx, divenuto troppo piccolo per i numerosi religiosi si sarebbero staccati una ventina di appartenenti alla comunitá benedettina che per vivere in solitudine si stabilirono alla Losa, dove costruirono una cappella vivendo in case-celle distribuite intorno ad essa.
Gli eremiti vissero qui per 150 anni fino a quando dovettero sfuggire per l’invasione dei saraceni. Nel 1189 vi giunsero i certosini di Grenoble che rimasero solo fino al 1200, quando si trasferirono a Montebenedetto.
Ottenuta l’autonomia religiosa il parroco di Gravere non tollerava le processioni dei pellegrini della chiesa della Madonna del Ponte di Susa che per un voto contro la peste del 1598 si recavano ogni anno alla cappella nel giorno del 15 agosto, anche perché solo nella propria giurisdizione si possono autorizzare funzioni religiose.
Cosí, quando ebbe pieno possesso della chiesetta, e poté arredarla nominandone i priori, che per antico diritto dovevano essere dell’Alteretto, pose fine alla controversia pribendo il pellegrinaggio.
Meta di queste processioni era una antica icona lignea della Madonna (XIII-XV secolo).
Area naturale di collegamento attraverso l’Europa e protagonista di importanti eventi storici. La valle di Susa custodisce un immenso patrimonio di arte e cultura alpina che, con le bellezze naturali delle montagne, dei boschi e del fondovalle, rende straordinario e unico il territorio.
L’itinerario delle Abbazie e dei monasteri rappresenta una peculiarità specifica della valle di Susa. Fin dal Medio Evo, infatti, essa è stata caratterizzata dalla presenza di numerosi enti monastici che hanno profondamente plasmato la sua cultura e la vita delle popolazioni. Accanto ai tre grandi monasteri benedettini (San Michele della Chiusa, San Giusto di Susa, SS. Pietro e Andrea di Novalesa) si collocano le presenze agostiniane della Prevostura di San Lorenzo d’Oulx e di Santa Maria del Moncenisio, quelle certosine a Montebenedetto e Banda, quelle francescane a Susa e Avigliana, quella antoniana a Ranverso.
Sulle alture di Gravere, lungo la carrozzabile che da Susa sale verso il Pian del Frais, sorge il piccolo abitato della Losa. L’attuale borgata è nota per essere stata, tra il 1189 e il 1200, sede dei certosini. Risale infatti al 1189 la concessione con cui Tommaso I di Moriana concedeva ai monaci di San Bruno i diritti sulla montagna di Orgevallis mentre si data a due anni più tardi la donazione della località detta Losa. La presenza certosina in loco durò pochi anni: essi furono infatti costretti a trasferirsi presso Montebenedetto a causa dei frequenti dissidi che insorgevano con la popolazione locale in merito allo sfruttamento dei pascoli.
Dell’originario monastero rimane solo la chiesa con il grazioso campanile romanico, la quale ha tuttavia subito rimaneggiamenti nel corso del tempo. All’originaria piccola aula orientata ad est è stata infatti addossata in epoca moderna quella attuale, priva di abside e orientata a nord. Le volte dell’edificio più antico conservano un ciclo affrescato con la raffigurazione dei dodici apostoli, datato al primo ‘400 ed assegnato dalla critica al Maestro di San Bernardo a Lajetto. Si tratta di raffigurazioni realizzate con pungente grafismo, che trovano riferimenti stilistici in analoghe opere di fine ‘300, quali per esempio il San Giovanni e la Vergine della parrocchiale di Salbertrand. A questo ciclo più antico ne fu sovrapposto, nel corso del ‘600, un altro di analogo soggetto, realizzato a causa del deterioramento del ciclo più antico dovuto ad umidità ed infiltrazioni di acqua piovana.
( Schede “Itinerari di arte religiosa alpina, valle di Susa” curate dal Centro Culturale Diocesano di Susa)
L’ANCONA DELLA LOSA
Meta dei pellegrini che si recavano alla Losa era la devozione per un’antica ancona lignea risalente alla prima metà del XV secolo, attualmente visibile presso il Museo Diocesano di Susa.
La struttura dell’ancona fornisce un prezioso esempio di “altare a baldacchino”. Era fornita di sportelli articolati, costituiti dai due pannelli superstiti, che chiudevano i fianchi dell’edicola, e da altri due, certo adorni di pitture, che chiudevano il prospetto.
L’insieme iconografico presenta la Vergine Addolorata, assisa su una sorta di zoccolo lapideo, coronata da un’aureola elegantemente foggiata come un rosone architettonico, e attorniata da gruppi di piccoli personaggi evocanti momenti diversi della Passione, la Crocifissione e la Deposizione nel Sepolcro; scene della Passione sono dipinte sugli sportelli.
L’opera è da attribuire ad uno scultore della Germania meridionale.
Per una scoperta particolareggiata dell’opera si rimanda al testo “La Certosa di Madonna della Losa” a cura del Centro Culturale Diocesano di Susa. Il cap. 4 è una scheda curata dal dott. Guido Gentile e vi si possono leggere notizie interessanti sulla preziosa ancona.